sabato 7 novembre 2015

i miei siti

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domenica 3 agosto 2014

Si mise a camminare con loro

Ciao e benvenuto/a sul mio sito o blog. Eccomi qui alle prese con la mia terza riflessione che, non ti nascondo, non so proprio come cominciare. Chiudo gli occhi, mi rilasso e…eccola l’idea! Inizierò con una favoletta che ho sentito in televisione molti anni fa quando ero ancora  un ragazzo. Ne è passato del tempo. Certo che… molti anni fa…ragazzo…caspita, sono proprio vecchio. Proprio domani mi dovrò recare in Comune per ritirare la mia nuova carta d’identità e prima di uscire dall’Ufficio Anagrafe, darò un’occhiata al nome...non vorrei che per sbaglio avessero scritto Matusalemme…..Ah, ah, ah…buona questa eh?...No?!...Beh, c’ho provato.
Allora? Siamo pronti caro/a amico/a? Hai messo tutto nello zaino? La torcia, la bussola, i fazzoletti di carta,… Bene, gambe in spalla e via, più veloci della luce!

Una notte, ho fatto un sogno. Ho sognato che mi ero perso in un bosco e non trovavo più la strada per tornare a casa. Era buio e avevo tanta, tanta paura…..mi sentivo in pericolo….ero solo. Ho provato a gridare aiuto; nessuna risposta. Ero proprio disperato e non sapevo cos’altro fare, quando, all’improvviso, ho visto venirmi incontro una sagoma umana, doveva trattarsi d’una donna. Ho puntato verso di lei il fascio di luce della torcia e…era una ragazza…era bellissima. Mi sono avvicinato tutto contento ma la mia gioia è durata poco; ho fato una terribile scoperta: guardandola bene, quella ragazza…quella splendida creatura…era cieca! Non sapevo cosa dire. Lei, col suo bel sorriso, ha preso la parola e mi ha detto: “Non aver paura, ci sono io con te. Ti porterò fuori io da questo posto.” Incredulo, le ho detto: “E come puoi farlo tu che sei cieca?”  Ma lei, sempre col suo bel sorriso, mi ha teso la sua  mano delicata e mi ha detto: “Vieni”. Io ho messo la mia mano nella sua e a quel contatto la tristezza è scappata via dal mio cuore perché, proprio in quel momento, ho capito tutto. Quella ragazza…quella bella ragazza…era la Fede.
Ok, ci siamo. L’argomento Fede farà da trampolino di lancio per il vero argomento di questa mia riflessione che non ti anticipo per fartelo scoprire a poco a poco. Il titolo, “Si mise a camminare con loro”, è tratto dal racconto evangelico dei discepoli di Emmaus che, stanchi e delusi per la morte di Gesù, vi stavano facendo ritorno. La strada da Gerusalemme a Emmaus è diventata la strada dell’amarezza, della delusione, della sfiducia. Proprio su questa strada chi incontrano? Guarda un po’! Lui, Gesù in persona. Ma i due non l’hanno riconosciuto….Perchè? Credo che le risposte possano essere diverse e magari un po’ tutte con un fondo di verità. Posso dire la mia? Secondo me, perché, come loro stessi affermano, avevano nel cuore e nella mente un tipo di Messia diverso da come invece era Gesù. Avevano fede in un Gesù liberatore dal giogo dei Romani che, in quel tempo, la facevano da padroni.  Ora che è morto…stop…è stato bello sognare…ognuno a casa sua….non era Lui il Messia.  Ma Gesù interviene e si mette a camminare con loro in tutti i sensi. Spiega loro i punti della sacra Scrittura che lo riguardano donando ai due, di parola in parola, l’esatta idea del Messia. Il loro cuore, che ardeva mentre Gesù parlava, li renderà capaci di riconoscerlo poco più tardi quando, alla locanda, ha spezzato il pane insieme con loro.
Ora vorrei richiamare la tua attenzione sull’idea sbagliata che avevano i nostri due amici circa Gesù. Anche oggi, come allora e come penso in tutti i tempi, c’è il rischio di crescere con una conoscenza non proprio esatta di Gesù e, quindi, di Dio. Voglio raccontarti un fatto realmente accaduto tempo fa in  una classe delle scuole medie. Lo ha raccontato in un’omelia un sacerdote, insegnante di religione, che aveva in classe un alunno il quale aveva scelto di essere esonerato da  questa “materia”. Il sacerdote non ha tardato ad accorgersi che, dietro l’apparente distrazione di questo ragazzo mentre lui spiegava, si nascondeva un profondo interesse. Un giorno, quando stava parlando della infinita misericordia di  Dio per noi, quel ragazzo si mette a piangere. L’attenzione di tutti è su di lui. L’insegnante gli chiede il motivo e lui, alzando lo sguardo dice testuali parole: “Ma allora Dio è buono…Dio non è come me l’hanno presentato”. Eh sì, purtroppo,  c’è  il grande rischio di attribuire a Dio ciò che non gli appartiene; come è successo a chi ha presentato Dio a quel ragazzo. Mi vengono in mente alcune cose a riguardo che mi hanno aiutato a purificare un po’ l’immagine che avevo di Dio. Non so se ti potranno in qualche modo servire; ma sono comunque contento, in questa occasione, di condividerle con te.
La prima vede protagonista il cosiddetto “castigo di Dio”. Purtroppo c’è chi pensa che se uno pecca, presto o tardi,  il Signore gliela fa pagare. Niente di più falso! Dio non ci castiga perché, prima di tutto, non è affatto vendicativo e poi perché non ci vede mai come dei peccatori recidivi ma sempre e comunque come dei figli e dei potenziali santi. Il Suo sguardo, nei nostri confronti, non è mai di giudizio; ma di amore infinito che va oltre ogni nostra mancanza, ogni nostro limite. Pertanto, scusa se mi ripeto ma mi piace ribadirlo, quello che alcune persone chiamiamo castigo è la diretta conseguenza di una forma di peccato e non una sorta di punizione da parte Sua.
La seconda pone l’accento sulla cosiddetta “ira di Dio”. Se penso a quante volte da ragazzo sentivo questa espressione mi vengono i brividi. Come può Dio, amore infinito, cadere vittima di un brutto sentimento qual è appunto l’ira? Quindi, posto questo, l’ira di Dio non va intesa come un sentimento ma come una distanza che intercorre tra Lui e una determinata forma grave di peccato come ad esempio la pedofilia. Una cosa: ti sarai sicuramente accorto/a che non uso mai la parola plurale peccati Esiste un solo peccato, chiamato in linguaggio prettamente tecnico peccato del mondo, che consiste in uno stile di vita che fa a meno di Dio. Questo stile si concretizza in diversi modi che sono appunto ciò che noi chiamiamo col termine plurale “peccati”. 
E che dire dell’inferno? Ecco la terza ed ultima cosa. Quand’ero ancora un bambino, qualche anno fa…Oh! pardon!…parecchi anni fa, mi è stato insegnato che, alla fine del mondo, Dio accoglierà in paradiso i buoni e manderà all’inferno i cattivi.  Ti confesso che con questa immagine di Dio, a mio avviso gravemente distorta,  sono arrivato fino all’età  adulta. Finalmente un giorno, mentre conducevo uno studio su varie tematiche di fede, mi sono imbattuto in tale argomento e gli autori che lo trattavano mi hanno aiutato a capire che l’inferno non è una condanna da parte di Dio ma una libera scelta dell’uomo che decide di vivere lontano da Lui. Ricordo d’aver letto che, alla fine dei nostri giorni, la morte non avrà alcun potere su di noi se non quello di gettarci fra le braccia di Gesù. Calma…non è finita. In quell’occasione Gesù andrà a presentarsi a quell’essere innocente che c’è nel profondo del nostro cuore; a quel punto, si domandava l’autore, chi è quel pazzo che di fronte alla propria salvezza decide di rifiutarla. Dai, su, facciamo l’ultimo passo…l’inferno c’è ma non sappiamo se, oltre al padrone di casa, il diavolo, ci sia qualcun altro. Io sento nel mio cuore che, alla luce di quel poco che sono riuscito a capire nei miei studi in materia di fede,  l’inferno c’è ma, a parte il diavolo, è vuoto!!! In questo momento, mentre ho appena detto quest’ultima cosa, ogni pensiero è completamente sparito dalla mia mente per fare posto a lei…la parabola del padre misericordioso che racchiude in se tutta l’opera di salvezza da parte di Dio nei confronti di ogni essere umano…anche di me, anche di te che mi stai dedicando una manciata di minuti del tuo prezioso tempo per leggere questa mia riflessione.
Sto pensando a qualcosa di spiritoso da dirti per stemperare un po’ la tua concentra-zione ma per tua fortuna non mi viene in mente niente…ti ho risparmiato una freddura. Allora non mi resta che proseguire e lo faccio accendendo i riflettori su cosa fanno i nostri due amici di Emmaus mentre Gesù parla loro. Pensano alla Formula Uno con la Ferrari in testa? No, non perché a quei tempi e in quei luoghi non esisteva  ma perché i due stano facendo una cosa di gran lunga più importante: stanno ascoltando Gesù con attenzione. Ecco la prima parola magica di questa mia riflessione: ASCOLTARE. Gesù parla anche a noi oggi e lo fa nella santa Messa, nella catechesi oppure mentre leggiamo qualcosa in materia di fede. Ci parla anche attraverso le persone che incontriamo, le varie situazioni che viviamo. Una cosa è certa: Lui non perde occasione per parlarci e se anche noi vogliamo parlare con Lui ecco che scatta la preghiera che ci mette in comunicazione. Qualche anno fa, mi è capitato di leggere una cosa che mi ha fatto riflettere non poco a proposito dell’ascolto di Dio da  parte nostra. Non ti dico niente per non toglierti l’elemento sorpresa ma ti invito a leggerla; la trovi in fondo a questa pagina del sito con la possibilità di scaricarla. Si intitola: “Perché ti voglio bene”.
Che dici, andiamo ancora a curiosare cosa stanno facendo i nostri due di Emmaus? Dal racconto si evince che, oltre ad ascoltare, essi fanno scendere nel profondo del cuore le parole di Gesù. Sì, le stanno proprio meditando. Ed ecco la seconda parolina: MEDITARE cioè accogliere la Sua Parola come un tesoro di inestimabile valore. Oggi è difficile, ma non impossibile, meditare; ci sono sempre tante cose da fare che la società moderna ci impone. Io per primo devo ancora imparare a ritagliarmi  degli spazi sufficienti per fare in modo che la Sua Parola metta le radici nel mio cuore, quindi, che questo Suo dono prezioso non cada nel vuoto.
Adesso ci prepariamo a scoprire la terza parolina magica. Lo facciamo impegnando non solo l’attenzione della mente ma anche, e direi soprattutto, quella del cuore per comprendere e apprezzare, in tutta la Sua profondità, il gesto che compie ora Gesù alla locanda in presenza dei nostri due amici: spezza il Pane…il Pane dell’Eucarestia. Con questo gesto, Egli si consegna a noi quale nutrimento al fine di condividere con noi la Sua e la nostra vita. In tal modo la Fonte inesauribile dell’Amore autentico, così mi piace chiamare Gesù ogni tanto, ci aiuta non solo ad ascoltare e a meditare la Sua vivificante Parola ma anche a viverla con coraggio nel nostro quotidiano.   
Sapessi quanto devo ancora lavorare su me stesso a riguardo di quest’ ultimo punto e a tale proposito ti chiedo una preghiera.
Concludo ringraziandoti per avermi letto; è come esserci incontrati anche se per pochi minuti. Lo considero un tuo regalo.
Ecco, siamo giunti al termine di questa mia riflessione e, come al solito, fra poco, quando le mie mani si ritireranno dalla tastiera, il mio cuore pregherà per te. Chiederà al Signore di donarti, se già non l’hai, la gioia di ascoltare, meditare e vivere la Sua parola in ogni momento della tua vita. Questo ti aiuterà a diventare sempre più un dono prezioso, quale già sei,  per tutti coloro che hanno la fortuna di averti vicino.
Ciao.

                                                                                              Tuo affezionatissimo
                                                                                                         
Tanino


Venerdì 1 agosto 2014






















sabato 19 luglio 2014

E si è fatto uomo

Ciao caro/a amico/a, se è la prima volta che visiti il mio sito o blog…benvenuto/a. Come dicevo nel mio precedente post dal titolo “La grande motivazione”, ho deciso di scrivere la mia esperienza di vita in riferimento alla mia fede ed ora, tu e io, cammineremo insieme per una manciata di minuti…giusto il tempo di arrivare in fondo a questa mia riflessione che, mi auguro, ti possa in qualche modo giovare. Pronti? Via! Avanti tutta e velocità di crociera!

Parecchi anni fa, dopo aver recitato il credo durante una S. Messa, ho pensato questo: “Se mai un giorno dovessi scrivere un libro in materia di Fede, lo  dedicherò a Gesù e lo intitolerò << E si è fatto uomo>>”.  Bene, quel giorno è arrivato: c’è la voglia di comporre, c’è il titolo….manca il libro che, conscio dei miei limiti, non ho alcuna intenzione di scrivere cimentandomi in qualcosa di notevolmente superiore alle mie capacità.
Entro subito nel vivo dicendoti che vedrò, in questa mia riflessione, di considerare le varie situazioni della mia vita nelle quali ho sentito la viva presenza di Gesù accanto a me e questo lo considero un tesoro da condividere!
Parto con una domanda: Cosa temiamo di più noi esseri umani? Direi proprio la morte….beh, ciao; è stato un piacere; arrivederci a un’altra volta…Cosa? Non vuoi mollare di leggermi?! Anche se sto trattando un argomento scabroso? Allora, posso continuare  e lo faccio iniziando dal motivo per il quale ho definito la morte: argomento scabroso. Dimmi, quante volte hai sentito parlare della morte non dico con gioia, sarebbe da pazzi, ma semplicemente con serenità e considerandola parte integrante della vita? Diciamola com’è, non siamo attrezzati a parlarne o a sentirne parlare; preferiamo cambiare canale o evitare la questione magari ricorrendo alla frase di questo tipo: “Basta parlare di cose brutte; è già dura la vita….parliamo di cose belle”. Così facendo, perdiamo un’occasione di crescita. Nel profondo del nostro cuore, albergano il desiderio di vivere e le sane aspirazioni da concretizzare per cui la morte è, di fatto, del tutto indesiderata e nemmeno la vorremmo nei nostri discorsi. Gesù lo sa! anche in questo è stato solidale con noi condividendo questa dolorosa esperienza. Non so se sei d’accordo con me se affermo che quando una persona a noi cara “passa a miglior vita”, una parte di noi la segue. Per me è stato così. Mia mamma…mio papà…i nonni…gli zii…fino a … mio figlio. Ecco, è proprio di questa ultima “visita” di sorella morte che ti voglio far parte. Il piccolo Emanuele, così si sarebbe chiamato se fosse nato, era al terzo mese e mezzo di gestazione. Ricordo tutto: la corsa in ospedale, il verdetto e la mia richiesta di avere il corpo per tumularlo nella tomba di famiglia insieme ai miei cari. A termini di legge, ho dovuto interessare il mio amico Daniele, titolare di un’impresa di pompe funebri. Tutto era drammaticamente pronto per il trasporto al cimitero. Daniele, leggendo il mo volto e guardando come tenevo stretta  quella piccola “urna” di zinco mi ha chiesto se volevo tenerlo in macchina con me e trasportarlo io fino al cimitero. Così è stato. In macchina eravamo solo noi due e ricordo che, ad un certo punto, con le lacrime agli occhi, mi sono rivolto a lui con queste parole. “ Fra pochi mesi ti avrei portato al mare, invece adesso ti sto portando al cimitero”. Ero triste ma dopo pochi minuti…al varco, …come ad ogni varco della mia vita,…mi stava aspettando lei….la fede che mi ha fatto continuare la frase così: …”Ma so che sei in braccio a Gesù”. Le lacrime continuavano a scendere ma ora su un volto sorridente. Incredibile! Come ho potuto piangere col volto sorridente….E’ stato Lui….Gesù che, anche in quel momento, non mi ha lasciato solo, come non ha lasciato soli mia moglie e gli altri miei figli.
Moglie? Figli? Si, sono felicemente sposato con figli. Tanto per non smentirmi, Maria, così si chiama mia moglie, l’ho conosciuta in chiesa….E te pareva!?. L’anno dopo, nella stessa chiesa, il matrimonio. Wow! Che gioia! A questo punto tu, caro/a amico/a, potresti pensare “Voglio vedere se adesso, caro Tanino, mi tiri in ballo Gesù e in che modo”. Ebbene sì, Gesù era presente. Ricordi dove ha compiuto il Suo primo miracolo? Alle nozze di Cana. Già, era ad un matrimonio, a quel matrimonio che per me rappresenta tutti i matrimoni del mondo. Ricordo d’aver letto, tempo fa, questa frase: “Dove l’umano si realizza, il Divino è presente”. Non so chi è l’autore; so solo che mi è piaciuta a tal punto che non l’ho dimenticata.  Siccome credo fermamente alla presenza viva di Gesù anche nel mio matrimonio, mi è particolarmente piaciuta una foto scattata dal fotografo durante la cerimonia perché sullo sfondo si vede chiaramente la statua del Sacro Cuore che c’è nella nostra chiesa. Ebbene, di quella foto, Maria ed io, abbiamo fatto fare l’ingrandimento e l’abbiamo appeso in camera da letto. La nostra famiglia è ben lontana da quella che vediamo in TV durante la pubblicità  all’insegna del tutto bello, tutto va bene. I problemi ci sono e la fatica anche. Per non parlare delle giuste e sacrosante preoccupazioni per le cose da espletare giornalmente. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Pensare al futuro è proprio di ogni persona responsabile però bisogna stare attenti a non fare in modo che la troppa preoccupazione per il domani non ci permetta di vivere in pienezza l’oggi. Penso che sia proprio questo il messaggio che Gesù abbia voluto lanciare quando  ha detto di non preoccuparsi troppo per il domani e che ogni giorno basta la sua pena. Queste cose le so da una vita ma certe volte è come se non le sapessi affatto e in quei momenti ben mi rappresenta l’apostolo Pietro quando si è preso da Gesù dell’”uomo di poca fede”.  E’ il racconto evangelico di Gesù che cammina sulle acque e invita Pietro a uscire dalla barca per andarGli incontro. Pietro esce dalla barca ma la sua fede non è totale; così, piano, piano,  inizia a sprofondare nel mare del dubbio; ma proprio mentre si sentiva in pericolo, ecco la mano di Gesù pronta a salvarlo. Così è anche per me nei momenti di poca fede; riesco sempre a trovare delle energie inaspettate che null’altro sono che la Sua provvida Mano. Tempo fa, parlando di questo con un sacerdote gli ho detto: “A volte la mia fede viene meno e scappo via da Dio”. Sai qual è stata la sua risposta?: “Fa niente…Lui corre più veloce di te e ti riacchiappa”. O mamma mia! Stavo parlando del matrimonio e ho un po’ divagato…scusami. Riprendo subito  il filo del discorso dicendoti, caro/a amico/a, che mi è piaciuta anche un’altra cosa che riguarda il matrimonio. Si tratta di un fatto che vede protagonisti un Cardinale, di cui non ricordo il nome, e due fidanzati prossimi al “Grande Passo”, come si diceva tempo fa. E va bene, visto che insisti, te lo racconto: Un giorno, un Cardinale della Chiesa cattolica ha detto a due fidanzati, che conosceva molto bene, che il corso prematrimoniale glielo avrebbe tenuto lui in privato. Figuriamoci l’emozione dei due giovani quando si sono presentati nell’ufficio del prelato armati di carta e penna pensando a chissà quali e quante belle cose avrebbero ascoltato. Egli, dopo le solite battute del più e del meno, esordisce dicendo: “Iniziamo il corso?....Bene!...PERDONATEVI SEMPRE, PERDONATEVI TUTTO, PERDONATEVI SUBITO. Ecco ragazzi, per voi il corso è finito. Potete andare”. Non so che faccia abbiano fatto quei due; dico soltanto che il Cardinale ha centrato il suo intelligente e ricco intervento su uno dei pilastri della vita cristiana in generale e del matrimonio in particolare…il perdono! Molti anni fa, quando ero adolescente, amavo leggere la rubrica: “Colloqui col Padre”  del settimanale Famiglia Cristiana. Mi piaceva perché in essa venivano pubblicate alcune lettere, giunte in redazione,  riguardanti diverse situazioni di vita. A queste faceva seguito  la risposta di un sacerdote. Ne ricordo una in particolare. Era scritta da una donna che ha tradito il marito in un momento di debolezza. Essa amava il marito e il rimorso si era impadronito di lei…non viveva più…..sentiva il bisogno di espiare “la colpa”. Una sera, a letto, dopo lunghi attimi di silenzio disse “ Ti ho tr….” Ma lui le chiuse immediatamente la bocca con un bacio dicendole: “Lo so, non parliamone più”. Quella donna concluse la sua lettera dicendo che da quel giorno amava suo marito più di se stessa. Per me, quell’uomo era un grande; un autentico maestro di vita. Ma anche lei non era da  meno per via del rimorso e della scelta di dire tutto al marito col rischio di perderlo…di perdere un tipo così. Ti confesso che li ammiro entrambi.
Un altro momento della vita in cui ho fatto, e faccio tuttora,  l’esperienza di sentire Gesù presente è la sofferenza. Anche Lui l’ha provata e sicuramente non poca. Molte volte questa “signora” porta con sé sua cugina…la solitudine; ma anche qui Lui è presente. Purtroppo, a volte dimentico che con me sta soffrendo anche Gesù dando modo alla tristezza di prendere il sopravvento; segno, secondo me, di un residuo di ribellione alla sofferenza, alla malattia e a quanto essa comporta. Fortunatamente per me, questi momenti vengono superati perché se è vero che la tristezza è sempre pronta a colpire, è altrettanto vero che Gesù non se ne sta bello comodo con “le mani in mano” Gesù agisce operando comunque una  “guarigione”. Sono più che mai convinto che, nel corso della mia vita, ho ricevuto tanti miracoli, tante guarigioni senza essermene accorto perché nel mio cuore gli occhi della fede erano chiusi. Fondamentale per me, in questo caso, è il racconto evangelico dei Discepoli di Emmaus che, stanchi, delusi e tristi per la morte di Gesù hanno finito  per averlo come compagno di viaggio. Mi piace tanto da far fremere la mia anima il punto del racconto che dice.”…si mise a camminare con loro”. Unico questo Dio; vede la nostra tristezza e si mette a camminare con noi per riportarci alla gioia. Si, scusa caro amico o amica se mi ripeto ma per me è troppo importante: sulla strada della delusione, dell’amarezza, dei  momenti di chiusura c’è sempre Gesù pronto a camminare con noi e dopo un percorso interiore che può durare minuti, ore, giorni, mesi o anni … la gioia ritorna a  casa padrona del cuore.
Un’ultima cosa poi concludo. Sento la presenza viva di Gesù accanto a me anche quando ho modo di svolgere un servizio: una parola buona, un piacere, un conforto o aiuto morale…quattro chiacchiere  in materia di fede…perché no? Si parla tanto, di tutto, di più ma…di Dio? Scommetto che se parlassimo più spesso di Dio, saremmo tutti più uniti, più vicini gli uni agli altri, diventeremmo a poco a poco uomini di pace. Sempre a poco a poco, mai di fretta, impareremmo anche a nutrirci maggiormente di Lui attraverso l’ascolto della Sua parola soprattutto il Vangelo che di versetto in versetto trasforma e riscalda il nostro cuore. Gesù ci ha lasciato il Suo Corpo:l’Eucarestia che nasce come un unico Pane, si frantuma in tantissime parti (particole), entra nel cuore degli uomini e poi? …e poi quel Pane cerca di ricomporsi ancora…avvicinando tra loro gli uomini. Ecco chi è Dio. E’ Colui che ci ha creato per amore e sempre per amore, un bel giorno, ha lasciato il comodo cielo…e…e si è fatto uomo.
Caro/a amico/a, non ho parole per ringraziarti d’avermi letto fin qui. Fra pochi istanti, il mio cuore cesserà di dettare alle mie mani le parole da scrivere e si rivolgerà a Dio, affinché tu possa sentire in ogni momento la Sua presenza nella tua vita sempre e comunque splendida ai Suoi occhi…e ai miei.
Ciao.
                                                                                              Tuo affezionatissimo

                                                                                             Tanino   

Martedì, 1 luglio 2014


domenica 8 giugno 2014

Home page

Ciao a tutti e ben trovati sul mio blog. Spero vi possiate trovare qualcosa di utile per la crescita interiore. Mi piace condividere con tutti voi le cose belle che mi capita di leggere in materia di fede...è un modo per crescere insieme. Se è la prima volta che entrate, vi suggerisco di leggere il mio primo post che si intitola: Saluto; è archiviato in agosto 2009 Clicca qui. Se vi interessa un sussidio un po' diverso dal solito per prepararvi a ricevere il sacramento della Riconciliazione, andate sempre in agosto 2009 Clicca qui. Segnalo che il 26 settembre 2011, ho inserito un post dal titolo "Io accolgo te" che riguarda la spiritualità del matrimonio cristiano; tutti quelli che lo leggono, lo trovano interessante. E' stato scritto da Frate Lorenzo Raniero, ofm, e l'ho pubblicato per sua gentile concessione. Clicca qui.Vi avviso che ho composto una semplicissima preghiera da recitare quando si prepara il Presepio; si trova archiviata nel giorno 10 dicembre 2009 Clicca qui. Ciao a tutti e che Dio ci benedica.


Dove non vedi amore, porta amore e troverai amore. (San Giovanni della Croce)

Importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo: bisogna fare piccole cose con grande amore. (Madre Teresa di Calcutta)

La grande motivazione

LA GRANDE MOTIVAZIONE.
Ciao e benvenuto/a sul mio blog o sito. Per qualche minuto cammineremo insieme lungo questa mia breve e semplice riflessione che, mi auguro, ti possa servire. Allacciamo le cinture….pronti….VIA!
Volendo contrastare la mia malattia, il Morbo di Parkinson che mi attanaglia da  3 anni, mi è utile, tra l’altro, fare ginnastica e a tale proposito, mi sono iscritto ad una palestra del mio paese. Ad accompagnarmi in questa esperienza per me completamente nuova, non sono mai andato in palestra in vita mia, c’è Miša  una brava personal trainer  che, al termine di ogni  incontro, mi assegna un compito da fare a casa: tenere un quaderno unico sul quale annotare, di giorno in giorno,  gli esercizi assegnati con una breve descrizione di come mi sento nel farli. Ho intrapreso questo cammino sabato 29 marzo 2014 con il primo incontro e devo dire con gioia che mi trovo bene non solo perché Miša spiega egregiamente il lavoro da fare ma anche  perché  tra noi due si è venuta creando un’empatia che sento fa crescere entrambi in umanità. Ebbene, al termine del secondo incontro, mi assegna dei lavori da fare a casa e, con mia grande sorpresa, mi indica di scrivere le motivazio-ni che durante il giorno mi spingono a compiere delle azio-ni proponendomi di meditare una frase di Zig Ziglar, uno scrittore americano. La riporto in inglese perchè non so ancora se l’ho tradotta bene; eccola: “People often say that motivation doesn’t last. Well, neither doesn’t bathing. That’s why we recommend it daily.” Io la traduco così: “La gente dice che spesso le motivazioni non durano. Beh, nemmeno fare il bagno. Ecco perché le raccomandiamo tutti i giorni.” Mi riservo di verificare con Miša,che sa bene l’inglese, l’esattezza della mia traduzione. Un bel mattino, appena sveglio, ho iniziato a pensare alle motivazioni che mi stavano aspettando nel mio cuore quando, come un fulmine a ciel sereno, ecco farsi strada nella mia mente una considerazione: prima di tutte le motivazioni che accompa-gnano il nostro agire c’è lei: quella che io amo definire “la grande motivazione” , quella che accompagna il nostro essere. Potremmo definirla in tanti modi diversi ma il suo nome è uno solo: AMORE! Amare è bello  ed è ciò che conta di più nella vita. Se amiamo viviamo a colori; se non  amiamo, viviamo lo stesso…ma in bianco e nero. Per 37 anni ho avuto non il merito ma la grazia e la gioia di essere catechista e di amare i miei ragazzi e ragazze prima di trasmettere loro i contenuti della nostra Fede. Se prima non si ama, non si trasmette un bel niente,  soltanto parole “vuote” con sterili logiche umane e concetti astratti. Credo fermamente che Dio “passi” solo attraverso le buone relazioni che, anche con non pochi sforzi, riusciamo  a costruire di giorno in giorno nella nostra vita. Alla scuola di Gesù siamo tutti allievi e tutti insieme abbiamo l’occasione di sperimentare  dal vivo quanto è bello crescere educandoci con cuore sincero alla vita buona del Suo Vangelo. Ricordo con dolce ed anche proficua nostalgia i bei momenti trascorsi durante la catechesi coi miei ragazzi e ragazze; la loro voglia di crescere, di capire, di sapere, di incontrare Dio nel loro vissuto quotidiano e tante altre belle cose racchiuse nel loro cuore come un tesoro. Eh si, proprio così…come un “tesoro”!. Ciascuno di noi porte nel profondo del suo essere tante legittime domande, tanti bei desideri, tante importanti risposte, tante sane aspirazioni nonché tanta voglia di dare e di ricevere amore. Tutte queste cose insieme formano il suo essere, la sua meraviglia interiore. Ecco perché, più che mai convinto della verità di questo, durante gli incontri di catechesi non mi preoccupavo di “indottrinare” bensì di far emergere le bellezze che Dio ha posto nel cuore di ciascuno, anche dei più “effervescenti” e così sentivo che stavo crescendo anch’io insieme con loro. Non  è stupendo?  Questo reciproco arricchimento, questa condivisione dei “doni” è sempre stata la grande motivazione che mi ha accompa-gnato in tutti questi anni di servizio alla Parola di Dio. Mi mancano tanto i miei “boys and girls” e so che anche loro mi ricordano con sincero affetto.
Un’ultima cosa. Siccome credo che nella Vigna del Signore non esista l’andare in pensione, mi sento di essere ancora “in servizio” come catechista, non più come prima bensì in modo diverso. Non ho più un gruppo ma ho pur sempre delle persone con le quali entro in contatto tutti i giorni ed altre che ho modo di incontrare casualmente; non ho più tra le mani i fogli di catechesi  con la pista di riflessione che preparavo e consegnavo al mio gruppo ma porto sempre con me il mio cuore; non ho più un’aula parrocchiale perché ora il suo  posto l’hanno preso i vari ambienti nei quali mi trovo a vivere nel quotidiano, internet compreso. Insomma, per farla breve: mi  sento ancora “in pista” …meglio così. E’ proprio vero!  Gesù, che è vivo in mezzo a noi e addirittura abita in noi, ci aiuta sempre, se   ascoltato con fede, a trasformare i problemi in risorse allargando l’orizzonte che abbiamo già e facendone nascere di nuovi. Infatti, recentemente è nato nel mio cuore il desiderio di scrivere delle mie riflessioni in materia di fede e di condividerle con chi vuole sul mio blog o sul mio sito ammesso che ci sia qualcuno i veramente coraggioso disposto a leggerle; comunque…io ci provo!
Ecco caro amico o amica siamo arrivati alla conclusione di questa mi riflessione che voglio terminare come si usava anni fa quando si scriveva ad una persona cara quale tu sei per me dal momento che, leggendomi, mi hai dedicato qualche minuto del tuo prezioso tempo. Non voglio dimenticarmi di annunciarti che, se non interviene  qualche cambiamento di rotta nel frattempo, intitolerò la mia prossima riflessione “ E si è fatto uomo” proprio come diciamo nel Credo durante la Santa Messa.
Fra qualche istante la tastiera del mio computer si fermerà per cedere il passo ad una preghiera che farò per te, chiunque tu sia, affinché il Signore ti sostenga sempre nella tua vita così preziosa per te e per tutti quelli che ti stanno accanto.
Ciao. Un forte abbraccio.
Tuo affezionatissimo
                                                                                       Tanino


Domenica 8 giugno 2014, Pentecoste.

domenica 29 settembre 2013

Gemelli e vita ultraterrena.

ciao a tutti, ieri sera mia moglie ha partecipato ad una riunione per genitori. Il nostro parroco ha letto la storiella sotto riportata. Spero vi piaccia. ciao.
Tanino



Gemelli e vita ultraterrena

Nel ventre di una donna incinta si trovavano due bebè.

Uno di loro chiese all'altro:

- Tu credi nella vita dopo il parto? ...

- Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto.

Forse siamo qui per prepararci per quello che saremo più tardi.

- Sciocchezze! Non c'è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita?

- Non lo so, ma sicuramente... ci sarà più luce che qua.

Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca.

- Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo!

Il cordone ombelicale è la via d'alimentazione .

Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere.

Il cordone ombelicale è troppo corto.

- Invece io credo che debba esserci qualcosa.

E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.

- Però nessuno è tornato dall'aldilà, dopo il parto.

Il parto è la fine della vita.

E in fin dei conti,la vita non è altro che un'angosciante esistenza

nel  buio che ci porta al nulla.

- Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto,

ma sicuramente vedremmo la mamma e lei si prenderà cura di noi.

- Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora?

- Dove? Tutta intorno a noi! E' in lei e grazie a lei che viviamo.

Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.

- Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma,

per cui, è logico che non esista.

- Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla

o percepire come accarezza il nostro mondo.

Sai? ... Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta

e che ora stiamo semplicemente preparandoci per essa..."