domenica 21 agosto 2011

"Io accolgo te" ogni giorno della vita.

Leggendo il numero 1 di quest'anno della rivista "I Gigli di Sant'Antonio" edita dai Frati Minori di Lonigo, mi sono gustato anche l'articolo che ora sto per condividere con voi per gentile concessione di Frate Mariano. A me è parso bello e interessante; è stato scritto da Frate Lorenzo al quale, unitamente a Frate Mariano, va il mio grazie per averci donato questa "perla".
Ecco l'articolo:

"Io accolgo te" ogni giorno della vita.

Il momento più impegnativo della formula del consenso matrimoniale è senz'altro quando i due sposi si dichiarano di amarsi per tutti i giorni della vita. La prospettiva di una unione che duri per sempre può a volte spaventare i giovani sposi, perché dà loro l'impressione di un impegno troppo oneroso che li vincola ad un futuro ignoto e imprevedibile. Ad uno sguardo immediato, globale e complessivo, il "per sempre" può impaurire; ci si sente inadeguati e mai pronti ad una promessa cosi a lungo termine; si ha come l'impressione di un carico troppo pesante da sopportare, sotto il quale prima o poi si cederà. Eppure è nella natura dell'amore vero e autentico impegnarsi in una relazione che duri per la vita: il dono di se stessi, della propria vita, all'altro non può che essere totale e definitivo, altrimenti si ha la percezione di una relazione non vera nella quale ci si sente usati e poi gettati via perché non più utili. Un rapporto che fin dall'inizio si sa essere temporaneo, a "tempo determinato", va ad inquinare l'amore stesso che si trasforma in pura auto gratificazione e autocompiacimento personale. Chi ama la propria moglie o il proprio marito "a scadenza" non lo ama proprio, ma lo "adopera" per la propria autorealizzazione, per sentirsi gratificato e quando l'altro non mi soddisfa più, lo scarico come un oggetto consumato.
Da queste riflessioni si comprende molto bene che il rapporto con il tempo è di fondamentale importanza per la relazione matrimoniale. Del resto, parlare di tempo, significa parlare di noi e della nostra vita, poiché noi siamo tempo! Ma qual è la maniera giusta di "stare" nel tempo? Di vivere il tempo? Nel vangelo di Matteo, il Signore Gesù ci dà una indicazione importante: "Non preoccupatevi del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Questa è la strada indicata per poter vivere con sufficiente serenità il "per sempre" della promessa matrimoniale. Infatti non ci viene naturale "stare" consapevolmente dentro al nostro presente. La vita frenetica dei nostri giorni ci strattona da mille parti, ci distrae fino al punto che viviamo come portati lontano dal nostro presente perché tutti proiettati nel futuro oppure legati e vincolati ad un passato da cui non riusciamo a liberarci. Eppure, la saggezza del vangelo ci invita a vivere momento per momento il nostro presente, a goderci quello che qui, ora, ci accade e ci capita, un po' alla volta. Un grande castello non si costruisce mattone per mattone? Se li prendiamo tutti insieme nessuno potrebbe reggere il peso di milioni di mattoni, ma se li afferriamo uno ad uno sicuramente ci risulterà facile a costruire il castello. Allo stesso modo la fedeltà al "per sempre" la si costruisce giorno dopo giorno!
Una favola antica racconta di un orologiaio saggio che stava aggiustando il pendolo di un vecchio orologio, quando d'un tratto, con sua grande sorpresa, lo sentì parlare. «Per favore, signore, mi lasci stare» supplicò il pendolo. «Mi farebbe questa gentilezza? Mi lasci rotto, così come sono! Pensi a quante volte dovrò battere le ore, notte e giorno. Tanti battiti al minuto, sessanta minuti all'ora, ventiquattro ore al giorno, trecentosessantacinque giorni all'anno. Anno dopo anno, milioni di colpi ... Non ce la farò mai». Ma quell'orologiaio gli diede una risposta molto saggia: «Non pensare al futuro. Batti un colpo volta per volta e te li godrai fino alla fine dei tuoi giorni». Fu proprio ciò che il pendolo decise di fare e ancora sta battendo felice il tempo. Così si costruisce l'impossibile fedeltà matrimoniale: giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, cogliendo l'occasione nell' attimo presente, senza mai rimandare a domani le parole e i gesti dell'amore. Il "per sempre" non sarà mai insopportabile e noioso se lo si vive a fondo attimo dopo attimo; non diventerà mai un peso insostenibile se lo svincoliamo dai rancori del passato e dalla zavorra del risentimento che ci frena e ci appesantisce la vita; non sarà mai una delusione se ci liberiamo dall'illusione che domani ci sarà qualcosa di migliore. Ora, adesso, il tuo presente è il momento migliore: l'unico che ti è dato da vivere! Se lo gusti fino in fondo, non ti deluderà.


Fra Lorenzo R.

Vi è piaciuto? Scommetto di si. Allora perchè non andate a leggere tutto l'intervento completo da me postato il 26 settembre 2011????
Ciao.
Tanino

martedì 16 agosto 2011

Signore, tu sei la Vita


Mi è capitato oggi di leggere una preghiera di una grande santa; la voglio condividere con voi:

Signore,
tu sei la vita che voglio vivere,
la luce che voglio riflettere,
il cammino che conduce al Padre,
l'amore che voglio amare,
la gioia che voglio condividere
e seminare attorno a me.
Gesù,
tu sei tutto per me,
senza Te non posso nulla.
Tu sei il Pane di vita che la Chiesa mi dà.
E' per te, in te, con te
che posso vivere.

(Madre Teresa di Calcutta)

domenica 7 agosto 2011

Una mano tesa sull'abisso del dubbio.

Ho trovato in internet, www.lachiesa.it, una bella omelia di Padre Ermes Ronchi in merito al Vangelo di oggi (Gesù che cammina sulle acque e Pietro Gli chiede di poterlo raggiungere).
Spero piaccia anche a voi. Ciao e alla prossima.

Una mano tesa sull'abisso del dubbio

Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque. E sulla parola del Signore Pietro scende dentro la tempesta, senza riparo. Pietro domanda due cose: una giusta e una sbagliata. Chiede di andare verso il Signore, ed è ­la domanda assoluta, perfetta, quella di ogni credente: che io venga da te. Poi chiede di andarci camminando sulle acque, ed­ è la parte sbagliata. Tu andrai verso il Signore ma in tutt'altro modo. Tu lo incontrerai ma non nei miracoli.
Pietro seguirà il Signore, ma non più attratto dal suo camminare sulle acque, bensì dal suo camminare verso il calvario; andrà dietro a colui che sa far tacere non tanto il vento e il mare, ma tutto ciò che non è amore. Andrà dietro a colui che sa farsi prossimo sulla strada che va da Gerusalemme a Gerico, sulla polvere di ogni sentiero e non sul luccichio di acque miracolose.
E andò verso Gesù, dice il Vangelo. Pietro cammina sulle acque, perché guarda a Lui, non ha occhi che per quel volto. Poi, vedendo il grande vento ebbe paura: inizia ad affondare, perché guarda il vento, fissa le onde. Così noi, se guardiamo al Signore e alla sua parola, avanziamo anche nella tempesta; se guardiamo a noi stessi, ai nostri limiti, alle difficoltà, iniziamo la discesa nel buio.
Io ringrazio Pietro per questo suo umanissimo oscillare tra fede e dubbi, tra miracoli ed abissi, per questo suo grido: Signore, salvami. E capisco che qualsiasi mio dubbio può essere redento, anche da una sola invocazione, gridata di notte, nella tempesta o nella paura, gridata nel vento, come Pietro, gridata sulla croce, come il ladrone. Pietro mostra che il miracolo non serve alla fede, non la rafforza. Egli cammina sul lago come nessuno ha mai fatto e dubita. Vive un miracolo eppure la sua fede va in crisi: Signore, affondo!
Pietro dubita e affonda; affonda e crede: Signore, salvami!
Dubbio, fede, grido. Mi piace questo pescatore che ringrazio, uomo d'acqua e poi di roccia, per questo suo umanissimo oscillare tra fede grande, che sfida la tempesta, e fede piccola. Ed­ è proprio lì che Gesù ci raggiunge, al centro della nostra mancanza di fede. Ci raggiunge e non punta il dito contro i nostri dubbi, ma stende la mano per afferrarci. Nei giorni della fede piccola arriva la mano forte che Dio non ha mai cessato di tendere. E il grido di paura diventa abbraccio tra l'uomo e il suo Dio.