domenica 3 agosto 2014

Si mise a camminare con loro

Ciao e benvenuto/a sul mio sito o blog. Eccomi qui alle prese con la mia terza riflessione che, non ti nascondo, non so proprio come cominciare. Chiudo gli occhi, mi rilasso e…eccola l’idea! Inizierò con una favoletta che ho sentito in televisione molti anni fa quando ero ancora  un ragazzo. Ne è passato del tempo. Certo che… molti anni fa…ragazzo…caspita, sono proprio vecchio. Proprio domani mi dovrò recare in Comune per ritirare la mia nuova carta d’identità e prima di uscire dall’Ufficio Anagrafe, darò un’occhiata al nome...non vorrei che per sbaglio avessero scritto Matusalemme…..Ah, ah, ah…buona questa eh?...No?!...Beh, c’ho provato.
Allora? Siamo pronti caro/a amico/a? Hai messo tutto nello zaino? La torcia, la bussola, i fazzoletti di carta,… Bene, gambe in spalla e via, più veloci della luce!

Una notte, ho fatto un sogno. Ho sognato che mi ero perso in un bosco e non trovavo più la strada per tornare a casa. Era buio e avevo tanta, tanta paura…..mi sentivo in pericolo….ero solo. Ho provato a gridare aiuto; nessuna risposta. Ero proprio disperato e non sapevo cos’altro fare, quando, all’improvviso, ho visto venirmi incontro una sagoma umana, doveva trattarsi d’una donna. Ho puntato verso di lei il fascio di luce della torcia e…era una ragazza…era bellissima. Mi sono avvicinato tutto contento ma la mia gioia è durata poco; ho fato una terribile scoperta: guardandola bene, quella ragazza…quella splendida creatura…era cieca! Non sapevo cosa dire. Lei, col suo bel sorriso, ha preso la parola e mi ha detto: “Non aver paura, ci sono io con te. Ti porterò fuori io da questo posto.” Incredulo, le ho detto: “E come puoi farlo tu che sei cieca?”  Ma lei, sempre col suo bel sorriso, mi ha teso la sua  mano delicata e mi ha detto: “Vieni”. Io ho messo la mia mano nella sua e a quel contatto la tristezza è scappata via dal mio cuore perché, proprio in quel momento, ho capito tutto. Quella ragazza…quella bella ragazza…era la Fede.
Ok, ci siamo. L’argomento Fede farà da trampolino di lancio per il vero argomento di questa mia riflessione che non ti anticipo per fartelo scoprire a poco a poco. Il titolo, “Si mise a camminare con loro”, è tratto dal racconto evangelico dei discepoli di Emmaus che, stanchi e delusi per la morte di Gesù, vi stavano facendo ritorno. La strada da Gerusalemme a Emmaus è diventata la strada dell’amarezza, della delusione, della sfiducia. Proprio su questa strada chi incontrano? Guarda un po’! Lui, Gesù in persona. Ma i due non l’hanno riconosciuto….Perchè? Credo che le risposte possano essere diverse e magari un po’ tutte con un fondo di verità. Posso dire la mia? Secondo me, perché, come loro stessi affermano, avevano nel cuore e nella mente un tipo di Messia diverso da come invece era Gesù. Avevano fede in un Gesù liberatore dal giogo dei Romani che, in quel tempo, la facevano da padroni.  Ora che è morto…stop…è stato bello sognare…ognuno a casa sua….non era Lui il Messia.  Ma Gesù interviene e si mette a camminare con loro in tutti i sensi. Spiega loro i punti della sacra Scrittura che lo riguardano donando ai due, di parola in parola, l’esatta idea del Messia. Il loro cuore, che ardeva mentre Gesù parlava, li renderà capaci di riconoscerlo poco più tardi quando, alla locanda, ha spezzato il pane insieme con loro.
Ora vorrei richiamare la tua attenzione sull’idea sbagliata che avevano i nostri due amici circa Gesù. Anche oggi, come allora e come penso in tutti i tempi, c’è il rischio di crescere con una conoscenza non proprio esatta di Gesù e, quindi, di Dio. Voglio raccontarti un fatto realmente accaduto tempo fa in  una classe delle scuole medie. Lo ha raccontato in un’omelia un sacerdote, insegnante di religione, che aveva in classe un alunno il quale aveva scelto di essere esonerato da  questa “materia”. Il sacerdote non ha tardato ad accorgersi che, dietro l’apparente distrazione di questo ragazzo mentre lui spiegava, si nascondeva un profondo interesse. Un giorno, quando stava parlando della infinita misericordia di  Dio per noi, quel ragazzo si mette a piangere. L’attenzione di tutti è su di lui. L’insegnante gli chiede il motivo e lui, alzando lo sguardo dice testuali parole: “Ma allora Dio è buono…Dio non è come me l’hanno presentato”. Eh sì, purtroppo,  c’è  il grande rischio di attribuire a Dio ciò che non gli appartiene; come è successo a chi ha presentato Dio a quel ragazzo. Mi vengono in mente alcune cose a riguardo che mi hanno aiutato a purificare un po’ l’immagine che avevo di Dio. Non so se ti potranno in qualche modo servire; ma sono comunque contento, in questa occasione, di condividerle con te.
La prima vede protagonista il cosiddetto “castigo di Dio”. Purtroppo c’è chi pensa che se uno pecca, presto o tardi,  il Signore gliela fa pagare. Niente di più falso! Dio non ci castiga perché, prima di tutto, non è affatto vendicativo e poi perché non ci vede mai come dei peccatori recidivi ma sempre e comunque come dei figli e dei potenziali santi. Il Suo sguardo, nei nostri confronti, non è mai di giudizio; ma di amore infinito che va oltre ogni nostra mancanza, ogni nostro limite. Pertanto, scusa se mi ripeto ma mi piace ribadirlo, quello che alcune persone chiamiamo castigo è la diretta conseguenza di una forma di peccato e non una sorta di punizione da parte Sua.
La seconda pone l’accento sulla cosiddetta “ira di Dio”. Se penso a quante volte da ragazzo sentivo questa espressione mi vengono i brividi. Come può Dio, amore infinito, cadere vittima di un brutto sentimento qual è appunto l’ira? Quindi, posto questo, l’ira di Dio non va intesa come un sentimento ma come una distanza che intercorre tra Lui e una determinata forma grave di peccato come ad esempio la pedofilia. Una cosa: ti sarai sicuramente accorto/a che non uso mai la parola plurale peccati Esiste un solo peccato, chiamato in linguaggio prettamente tecnico peccato del mondo, che consiste in uno stile di vita che fa a meno di Dio. Questo stile si concretizza in diversi modi che sono appunto ciò che noi chiamiamo col termine plurale “peccati”. 
E che dire dell’inferno? Ecco la terza ed ultima cosa. Quand’ero ancora un bambino, qualche anno fa…Oh! pardon!…parecchi anni fa, mi è stato insegnato che, alla fine del mondo, Dio accoglierà in paradiso i buoni e manderà all’inferno i cattivi.  Ti confesso che con questa immagine di Dio, a mio avviso gravemente distorta,  sono arrivato fino all’età  adulta. Finalmente un giorno, mentre conducevo uno studio su varie tematiche di fede, mi sono imbattuto in tale argomento e gli autori che lo trattavano mi hanno aiutato a capire che l’inferno non è una condanna da parte di Dio ma una libera scelta dell’uomo che decide di vivere lontano da Lui. Ricordo d’aver letto che, alla fine dei nostri giorni, la morte non avrà alcun potere su di noi se non quello di gettarci fra le braccia di Gesù. Calma…non è finita. In quell’occasione Gesù andrà a presentarsi a quell’essere innocente che c’è nel profondo del nostro cuore; a quel punto, si domandava l’autore, chi è quel pazzo che di fronte alla propria salvezza decide di rifiutarla. Dai, su, facciamo l’ultimo passo…l’inferno c’è ma non sappiamo se, oltre al padrone di casa, il diavolo, ci sia qualcun altro. Io sento nel mio cuore che, alla luce di quel poco che sono riuscito a capire nei miei studi in materia di fede,  l’inferno c’è ma, a parte il diavolo, è vuoto!!! In questo momento, mentre ho appena detto quest’ultima cosa, ogni pensiero è completamente sparito dalla mia mente per fare posto a lei…la parabola del padre misericordioso che racchiude in se tutta l’opera di salvezza da parte di Dio nei confronti di ogni essere umano…anche di me, anche di te che mi stai dedicando una manciata di minuti del tuo prezioso tempo per leggere questa mia riflessione.
Sto pensando a qualcosa di spiritoso da dirti per stemperare un po’ la tua concentra-zione ma per tua fortuna non mi viene in mente niente…ti ho risparmiato una freddura. Allora non mi resta che proseguire e lo faccio accendendo i riflettori su cosa fanno i nostri due amici di Emmaus mentre Gesù parla loro. Pensano alla Formula Uno con la Ferrari in testa? No, non perché a quei tempi e in quei luoghi non esisteva  ma perché i due stano facendo una cosa di gran lunga più importante: stanno ascoltando Gesù con attenzione. Ecco la prima parola magica di questa mia riflessione: ASCOLTARE. Gesù parla anche a noi oggi e lo fa nella santa Messa, nella catechesi oppure mentre leggiamo qualcosa in materia di fede. Ci parla anche attraverso le persone che incontriamo, le varie situazioni che viviamo. Una cosa è certa: Lui non perde occasione per parlarci e se anche noi vogliamo parlare con Lui ecco che scatta la preghiera che ci mette in comunicazione. Qualche anno fa, mi è capitato di leggere una cosa che mi ha fatto riflettere non poco a proposito dell’ascolto di Dio da  parte nostra. Non ti dico niente per non toglierti l’elemento sorpresa ma ti invito a leggerla; la trovi in fondo a questa pagina del sito con la possibilità di scaricarla. Si intitola: “Perché ti voglio bene”.
Che dici, andiamo ancora a curiosare cosa stanno facendo i nostri due di Emmaus? Dal racconto si evince che, oltre ad ascoltare, essi fanno scendere nel profondo del cuore le parole di Gesù. Sì, le stanno proprio meditando. Ed ecco la seconda parolina: MEDITARE cioè accogliere la Sua Parola come un tesoro di inestimabile valore. Oggi è difficile, ma non impossibile, meditare; ci sono sempre tante cose da fare che la società moderna ci impone. Io per primo devo ancora imparare a ritagliarmi  degli spazi sufficienti per fare in modo che la Sua Parola metta le radici nel mio cuore, quindi, che questo Suo dono prezioso non cada nel vuoto.
Adesso ci prepariamo a scoprire la terza parolina magica. Lo facciamo impegnando non solo l’attenzione della mente ma anche, e direi soprattutto, quella del cuore per comprendere e apprezzare, in tutta la Sua profondità, il gesto che compie ora Gesù alla locanda in presenza dei nostri due amici: spezza il Pane…il Pane dell’Eucarestia. Con questo gesto, Egli si consegna a noi quale nutrimento al fine di condividere con noi la Sua e la nostra vita. In tal modo la Fonte inesauribile dell’Amore autentico, così mi piace chiamare Gesù ogni tanto, ci aiuta non solo ad ascoltare e a meditare la Sua vivificante Parola ma anche a viverla con coraggio nel nostro quotidiano.   
Sapessi quanto devo ancora lavorare su me stesso a riguardo di quest’ ultimo punto e a tale proposito ti chiedo una preghiera.
Concludo ringraziandoti per avermi letto; è come esserci incontrati anche se per pochi minuti. Lo considero un tuo regalo.
Ecco, siamo giunti al termine di questa mia riflessione e, come al solito, fra poco, quando le mie mani si ritireranno dalla tastiera, il mio cuore pregherà per te. Chiederà al Signore di donarti, se già non l’hai, la gioia di ascoltare, meditare e vivere la Sua parola in ogni momento della tua vita. Questo ti aiuterà a diventare sempre più un dono prezioso, quale già sei,  per tutti coloro che hanno la fortuna di averti vicino.
Ciao.

                                                                                              Tuo affezionatissimo
                                                                                                         
Tanino


Venerdì 1 agosto 2014