Ciao e benvenuto/a sul mio sito o
blog. Eccomi qui alle prese con la mia terza riflessione che, non ti nascondo,
non so proprio come cominciare. Chiudo gli occhi, mi rilasso e…eccola l’idea!
Inizierò con una favoletta che ho sentito in televisione molti anni fa quando
ero ancora un ragazzo. Ne è passato del
tempo. Certo che… molti anni fa…ragazzo…caspita, sono proprio vecchio. Proprio
domani mi dovrò recare in Comune per ritirare la mia nuova carta d’identità e
prima di uscire dall’Ufficio Anagrafe, darò un’occhiata al nome...non vorrei
che per sbaglio avessero scritto Matusalemme…..Ah, ah, ah…buona questa
eh?...No?!...Beh, c’ho provato.
Allora? Siamo pronti caro/a
amico/a? Hai messo tutto nello zaino? La torcia, la bussola, i fazzoletti di
carta,… Bene, gambe in spalla e via, più veloci della luce!
Una notte, ho fatto un sogno. Ho
sognato che mi ero perso in un bosco e non trovavo più la strada per tornare a
casa. Era buio e avevo tanta, tanta paura…..mi sentivo in pericolo….ero solo.
Ho provato a gridare aiuto; nessuna risposta. Ero proprio disperato e non
sapevo cos’altro fare, quando, all’improvviso, ho visto venirmi incontro una
sagoma umana, doveva trattarsi d’una donna. Ho puntato verso di lei il fascio
di luce della torcia e…era una ragazza…era bellissima. Mi sono avvicinato tutto
contento ma la mia gioia è durata poco; ho fato una terribile scoperta:
guardandola bene, quella ragazza…quella splendida creatura…era cieca! Non
sapevo cosa dire. Lei, col suo bel sorriso, ha preso la parola e mi ha detto:
“Non aver paura, ci sono io con te. Ti porterò fuori io da questo posto.”
Incredulo, le ho detto: “E come puoi farlo tu che sei cieca?” Ma lei, sempre col suo bel sorriso, mi ha teso
la sua mano delicata e mi ha detto:
“Vieni”. Io ho messo la mia mano nella sua e a quel contatto la tristezza è
scappata via dal mio cuore perché, proprio in quel momento, ho capito tutto.
Quella ragazza…quella bella ragazza…era la Fede.
Ok, ci siamo. L’argomento Fede
farà da trampolino di lancio per il vero argomento di questa mia riflessione
che non ti anticipo per fartelo scoprire a poco a poco. Il titolo, “Si mise a
camminare con loro”, è tratto dal racconto evangelico dei discepoli di Emmaus
che, stanchi e delusi per la morte di Gesù, vi stavano facendo ritorno. La
strada da Gerusalemme a Emmaus è diventata la strada dell’amarezza, della
delusione, della sfiducia. Proprio su questa strada chi incontrano? Guarda un
po’! Lui, Gesù in persona. Ma i due non l’hanno riconosciuto….Perchè? Credo che
le risposte possano essere diverse e magari un po’ tutte con un fondo di
verità. Posso dire la mia? Secondo me, perché, come loro stessi affermano,
avevano nel cuore e nella mente un tipo di Messia diverso da come invece era
Gesù. Avevano fede in un Gesù liberatore dal giogo dei Romani che, in quel
tempo, la facevano da padroni. Ora che è
morto…stop…è stato bello sognare…ognuno a casa sua….non era Lui il Messia. Ma Gesù interviene e si mette a camminare con
loro in tutti i sensi. Spiega loro i punti della sacra Scrittura che lo
riguardano donando ai due, di parola in parola, l’esatta idea del Messia. Il
loro cuore, che ardeva mentre Gesù parlava, li renderà capaci di riconoscerlo
poco più tardi quando, alla locanda, ha spezzato il pane insieme con loro.
Ora vorrei richiamare la tua
attenzione sull’idea sbagliata che avevano i nostri due amici circa Gesù. Anche
oggi, come allora e come penso in tutti i tempi, c’è il rischio di crescere con
una conoscenza non proprio esatta di Gesù e, quindi, di Dio. Voglio raccontarti
un fatto realmente accaduto tempo fa in
una classe delle scuole medie. Lo ha raccontato in un’omelia un
sacerdote, insegnante di religione, che aveva in classe un alunno il quale
aveva scelto di essere esonerato da
questa “materia”. Il sacerdote non ha tardato ad accorgersi che, dietro
l’apparente distrazione di questo ragazzo mentre lui spiegava, si nascondeva un
profondo interesse. Un giorno, quando stava parlando della infinita
misericordia di Dio per noi, quel
ragazzo si mette a piangere. L’attenzione di tutti è su di lui. L’insegnante
gli chiede il motivo e lui, alzando lo sguardo dice testuali parole: “Ma allora
Dio è buono…Dio non è come me l’hanno presentato”. Eh sì, purtroppo, c’è il
grande rischio di attribuire a Dio ciò che non gli appartiene; come è successo
a chi ha presentato Dio a quel ragazzo. Mi vengono in mente alcune cose a
riguardo che mi hanno aiutato a purificare un po’ l’immagine che avevo di Dio. Non
so se ti potranno in qualche modo servire; ma sono comunque contento, in questa
occasione, di condividerle con te.
La prima vede protagonista il
cosiddetto “castigo di Dio”. Purtroppo c’è chi pensa che se uno pecca, presto o
tardi, il Signore gliela fa pagare.
Niente di più falso! Dio non ci castiga perché, prima di tutto, non è affatto
vendicativo e poi perché non ci vede mai come dei peccatori recidivi ma sempre
e comunque come dei figli e dei potenziali santi. Il Suo sguardo, nei nostri
confronti, non è mai di giudizio; ma di amore infinito che va oltre ogni nostra
mancanza, ogni nostro limite. Pertanto, scusa se mi ripeto ma mi piace
ribadirlo, quello che alcune persone chiamiamo castigo è la diretta conseguenza
di una forma di peccato e non una sorta di punizione da parte Sua.
La seconda pone l’accento sulla
cosiddetta “ira di Dio”. Se penso a quante volte da ragazzo sentivo questa
espressione mi vengono i brividi. Come può Dio, amore infinito, cadere vittima
di un brutto sentimento qual è appunto l’ira? Quindi, posto questo, l’ira di
Dio non va intesa come un sentimento ma come una distanza che intercorre tra
Lui e una determinata forma grave di peccato come ad esempio la pedofilia. Una
cosa: ti sarai sicuramente accorto/a che non uso mai la parola plurale peccati
Esiste un solo peccato, chiamato in linguaggio prettamente tecnico peccato del
mondo, che consiste in uno stile di vita che fa a meno di Dio. Questo stile si
concretizza in diversi modi che sono appunto ciò che noi chiamiamo col termine
plurale “peccati”.
E che dire dell’inferno? Ecco la
terza ed ultima cosa. Quand’ero ancora un bambino, qualche anno fa…Oh!
pardon!…parecchi anni fa, mi è stato insegnato che, alla fine del mondo, Dio
accoglierà in paradiso i buoni e manderà all’inferno i cattivi. Ti confesso che con questa immagine di Dio, a
mio avviso gravemente distorta, sono
arrivato fino all’età adulta. Finalmente
un giorno, mentre conducevo uno studio su varie tematiche di fede, mi sono
imbattuto in tale argomento e gli autori che lo trattavano mi hanno aiutato a
capire che l’inferno non è una condanna da parte di Dio ma una libera scelta dell’uomo
che decide di vivere lontano da Lui. Ricordo d’aver letto che, alla fine dei
nostri giorni, la morte non avrà alcun potere su di noi se non quello di
gettarci fra le braccia di Gesù. Calma…non è finita. In quell’occasione Gesù
andrà a presentarsi a quell’essere innocente che c’è nel profondo del nostro
cuore; a quel punto, si domandava l’autore, chi è quel pazzo che di fronte alla
propria salvezza decide di rifiutarla. Dai, su, facciamo l’ultimo passo…l’inferno
c’è ma non sappiamo se, oltre al padrone di casa, il diavolo, ci sia qualcun
altro. Io sento nel mio cuore che, alla luce di quel poco che sono riuscito a
capire nei miei studi in materia di fede, l’inferno c’è ma, a parte il diavolo, è
vuoto!!! In questo momento, mentre ho appena detto quest’ultima cosa, ogni
pensiero è completamente sparito dalla mia mente per fare posto a lei…la
parabola del padre misericordioso che racchiude in se tutta l’opera di salvezza
da parte di Dio nei confronti di ogni essere umano…anche di me, anche di te che
mi stai dedicando una manciata di minuti del tuo prezioso tempo per leggere
questa mia riflessione.
Sto pensando a qualcosa di
spiritoso da dirti per stemperare un po’ la tua concentra-zione ma per tua
fortuna non mi viene in mente niente…ti ho risparmiato una freddura. Allora non
mi resta che proseguire e lo faccio accendendo i riflettori su cosa fanno i
nostri due amici di Emmaus mentre Gesù parla loro. Pensano alla Formula Uno con
la Ferrari in testa? No, non perché a quei tempi e in quei luoghi non esisteva ma perché i due stano facendo una cosa di gran
lunga più importante: stanno ascoltando Gesù con attenzione. Ecco la prima
parola magica di questa mia riflessione: ASCOLTARE. Gesù parla anche a noi oggi
e lo fa nella santa Messa, nella catechesi oppure mentre leggiamo qualcosa in
materia di fede. Ci parla anche attraverso le persone che incontriamo, le varie
situazioni che viviamo. Una cosa è certa: Lui non perde occasione per parlarci
e se anche noi vogliamo parlare con Lui ecco che scatta la preghiera che ci
mette in comunicazione. Qualche anno fa, mi è capitato di leggere una cosa che
mi ha fatto riflettere non poco a proposito dell’ascolto di Dio da parte nostra. Non ti dico niente per non
toglierti l’elemento sorpresa ma ti invito a leggerla; la trovi in fondo a
questa pagina del sito con la possibilità di scaricarla. Si intitola: “Perché
ti voglio bene”.
Che dici, andiamo ancora a curiosare
cosa stanno facendo i nostri due di Emmaus? Dal racconto si evince che, oltre
ad ascoltare, essi fanno scendere nel profondo del cuore le parole di Gesù. Sì,
le stanno proprio meditando. Ed ecco la seconda parolina: MEDITARE cioè
accogliere la Sua Parola come un tesoro di inestimabile valore. Oggi è
difficile, ma non impossibile, meditare; ci sono sempre tante cose da fare che
la società moderna ci impone. Io per primo devo ancora imparare a ritagliarmi degli spazi sufficienti per fare in modo che
la Sua Parola metta le radici nel mio cuore, quindi, che questo Suo dono
prezioso non cada nel vuoto.
Adesso ci prepariamo a scoprire
la terza parolina magica. Lo facciamo impegnando non solo l’attenzione della
mente ma anche, e direi soprattutto, quella del cuore per comprendere e
apprezzare, in tutta la Sua profondità, il gesto che compie ora Gesù alla
locanda in presenza dei nostri due amici: spezza il Pane…il Pane dell’Eucarestia.
Con questo gesto, Egli si consegna a noi quale nutrimento al fine di
condividere con noi la Sua e la nostra vita. In tal modo la Fonte inesauribile
dell’Amore autentico, così mi piace chiamare Gesù ogni tanto, ci aiuta non solo
ad ascoltare e a meditare la Sua vivificante Parola ma anche a viverla con
coraggio nel nostro quotidiano.
Sapessi quanto devo ancora
lavorare su me stesso a riguardo di quest’ ultimo punto e a tale proposito ti
chiedo una preghiera.
Concludo ringraziandoti per
avermi letto; è come esserci incontrati anche se per pochi minuti. Lo considero
un tuo regalo.
Ecco, siamo giunti al termine di
questa mia riflessione e, come al solito, fra poco, quando le mie mani si
ritireranno dalla tastiera, il mio cuore pregherà per te. Chiederà al Signore
di donarti, se già non l’hai, la gioia di ascoltare, meditare e vivere la Sua
parola in ogni momento della tua vita. Questo ti aiuterà a diventare sempre più
un dono prezioso, quale già sei, per
tutti coloro che hanno la fortuna di averti vicino.
Ciao.
Tuo
affezionatissimo
Tanino
Venerdì 1 agosto 2014