venerdì 28 agosto 2009

I miei due spiccioli

Partecipo volentieri agli incontri sul Vangelo che si tengono in alcune famiglie della mia parrocchia. Il giorno dopo uno di questi, ho appostato un mio commento sul sito parrocchiale alla rubrica “forum”; ora lo ripropongo anche sul mio blog. Inizio riportando il brano evangelico oggetto di riflessione:

Dal Vangelo secondo Marco Cap. 12 vv 38-44

Gli scribi giudicati da Gesù

38 Diceva loro mentre insegnava: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave”.

L’obolo della vedova

41 E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. 43 Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.



I MIEI DUE SPICCIOLI

Ciao e ben ritrovati nel forum. Ieri sera a casa di Angela e Gennaro ho partecipato all’incontro della fortunata serie “Il Vangelo in famiglia” e devo dire che il titolo è proprio azzeccato…mi sono sentito “in famiglia”. Ho avuto modo di conoscere Sonia con la quale ho piacevolmente conversato al termine dell’incontro scambiando con lei il proposito di inviarci delle e-mails con allegati costruttivi. E’ bello questo sistema perché, grazie a internet, diventiamo dei ricevitori e al tempo stesso dei diffusori di cose carine che fanno pensare e che contribuiscono a farci crescere insieme con gli altri sulla strada del bene.
Fatta questa premessa, passo a raccontarvi un po’ questa mia esperienza ed inizio col dirvi che qualche giorno fa ho chiesto a don Gianfranco il tema della serata ed egli mi ha risposto: il brano dell’obolo della vedova tratto dal Vangelo di Marco, capitolo 12, versetti dal 38 al 44. Se riesco, lo riporto in fondo. E’ un brano che ho letto diverse volte e ogni volta che rileggo un passo evangelico c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, da meditare, da vivere. Anche in questa occasione, il Signore mi ha offerto l’opportunità di guardarmi dentro e di far emergere, condividendole con gli altri, le mie povertà, i miei limiti, le mie “zone d’ombra”. Scoprirle per me è di importanza fondamentale perché è proprio da queste che Gesù parte per farmi intraprendere un nuovo cammino …e ogni volta è un ricominciare. Ecco perché sono catechista da 30 anni e non mi sono ancora stancato anzi, spero che questo non mi accada mai se non per precisa volontà di Dio di chiamarmi ad altri servizi nella Sua Vigna; a me il compito di lasciargli aperta la porta del mio cuore anche se, lo confesso, non mi è sempre facile. In certe occasioni, sento molto vicina la figura di Pietro quando, sprofondando nel mare del dubbio, si è beccato del “uomo di poca fede” da Gesù ma è stato subito da Lui tratto in salvo perché Lui, il nostro Signore, non ci lascia mai soli: è sempre con noi e si fa più vicino proprio nei momenti in cui non lo sentiamo e rimaniamo soli con le nostre paure.
Tornando alla nostra amica vedova, una dei miei “maestri di vita”, posso dire, come ho detto in seno al gruppo, che essa, donando i suoi due spiccioli, ha fatto come quel ragazzo che, con fede, ha messo nelle mani di Gesù, tramite gli Apostoli, quei 5 pani d’orzo e quei 2 pesci che rappresentavano la sua riserva di cibo. Dobbiamo tenere presente che all’epoca spossessarsi della propria riserva di alimenti era molto rischioso e poteva significare una sorta di “lascia passare” per l’altro mondo. Il ragazzo ha preferito la via della fiducia in Dio rendendo così possibile un grande miracolo che ha visto coinvolte 5000 persone senza contare le donne e i bambini e ci sono stati anche gli avanzi, particolare tutt’altro che trascurabile perché l’amore di Dio…va sempre oltre!
Durante la serata è emersa anche una qualità di questa vedova:l’umiltà. Non per niente don Gianfranco ha anche toccato la beatitudine della povertà in spirito che consiste nel sentirsi sempre bisognosi dell’aiuto di Dio; per contro, il sentimento di autosufficienza non fa che allontanarci da Lui e quindi anche dagli altri e…da noi stessi. Nel confronto ha fatto capolino anche la figura del pubblicano che se ne stava “in fondo alla chiesa” e da lì chiedeva perdono a Dio per i suoi peccati.
A questo punto voglio aggiungere che nessuno è così povero da non avere nel suo cuore almeno i suoi “due spiccioli” da condividere con gli altri fratelli. Nessuno può, quindi, dire di non aver niente da offrire né a Dio né a chicchessia perché la solidarietà, come è stato detto anche ieri sera, non si misura in base all’entità di ciò che viene offerto ma dall’intenzione di chi dona. Ci penserà poi il Signore a “moltiplicare” a vantaggio di tutti ciò che noi, con fede, doniamo.
Abbiamo compiuto, dopo la preghiera conclusiva, un gesto molto significativo: ciascuno di noi ha posto un seme in un vaso di terra quale gesto di fiducia in Colui che da sempre ci ama.
Ora mi rendo conto che ho veramente approfittato della vostra pazienza; se siete riusciti a leggermi fin qui, siete veramente bravi! Vi chiedo perdono dicendovi di offrire questo fardello al Signore. Anche se manca ancora molto, avete diritto ad un buono sconto per la prossima quaresima.
Prima di congedarmi da voi voglio farvi partecipi di una cosa che ieri sera, tornando a casa dopo l’incontro, mi ha veramente sorpreso: non avevo più in tasca i miei due spiccioli…ma tanta gioia nel cuore.
Un forte abbraccio e una preghiera per la nostra Grande Famiglia.

Tanino

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